Impotenti belve razziste

Li temono, perché sanno che verranno. A migliaia, colmi di coraggio e voglia. Cacciati dalla povertà, finalmente liberati da un muro che ci era invisibile. Assetati di giustizia, ricchi solo di speranza. Troveranno sguardi torvi, parole di disprezzo. Le stesse che oggi ascoltiamo per strada: il dittatore ci faceva comodo, con lui abbiamo fatto affari. Ma lo scatolone di sabbia si ribella: non si accontenterà dell’autostrada dei figli dell’impero. Costruirà un ponte di barche, lo legherà con corde di uomini. E ci abbraccerà di rabbia. La primavera dell’Africa è l’autunno del nostro dispotismo. Il loro pianto inutile. Impotenti belve razziste.


  1. Fabrizio says:

    “Sguardi torvi, parole di disprezzo.” come hai ragione e come in basso è caduta l’Italia

  2. Ironia della sorte, ieri baciavamo la mano del dittatore e oggi offriamo le basi per bombardarlo. Oggi come ieri, tuttavia, le dichiarazioni ufficiali paiono preoccupate di una sola cosa: l’esodo biblico. E’ strano: quando ero giovane e cattolico davo a questo concetto un connotato positivo. Insomma, temo che l’Italia di oggi sia diventata come l’Egitto in cui visse Mosè. E non mi rallegro.

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