Esco dal tubo

Labbra cosparse di fumo solcano il nudo argento del tuo volto. In un racconto di luna piena ho ritrovato la memoria di una rivoluzione consumata attaccato al tuo seno. La notte rigurgita i tiranni, e mi lascia all’alba sanguinante di te. Esco dal tubo. Scalo la nebbia. Siedo sui tetti spogli, appoggio il culo sulle soffitte rigonfie di immigrati clandestini. Odoro una voce di parquet e rose appassite. Sono biscotti ammuffiti al ritorno da un viaggio. Un affetto che non capivo: eppure già metteva a ferro e fuoco le mie certezze. Era il sintomo di un desiderio che oggi appago.