Una donna rompe il rumoroso silenzio di un’assemblea. Si alza sola fra mille voci unanimi. Argomenta con la passione di un animale ferito e raziocinante. La accusano di non dire la verità, di pescare nel torbido. Certo, ha usato un po’ di ironia, ma ha detto cose serie. Eppure, pare una marziana. Oggi nessuno osa commentare la verità imposta dall’alto. Nessuno propone un’alternativa di qualche valore. Lei resta sola, immobile. Una roccia di granito scalfita dal vento. E la sua solitudine risuona di verità violenta. Vento in tempesta. Noi restiamo smarriti, e non lo capiamo. Il potere ci uccide.
Archive for May, 2011
Un disabile grida sull’autobus. Inveisce contro la politica. I soldi spesi per la macchina elettorale sono denaro sottratto alla spesa sociale. Non sono capaci di governare. Si rubano tutto. Gli altri passeggeri lo guardano con imbarazzato silenzio. Un uomo di mezza età, distratto, si appoggia sulla sua nuca. Lui grida: sono ridotto così per un infortunio sul lavoro. Sto ancora aspettando il risarcimento. Una donna lo consola maldestramente. Se fosse figlio di un politico, oggi non sarebbe sulla sedia a rotelle. Vagando nell’imbarazzo dei corpi pressati, lui corre alla soluzione. All’Italia serve un dittatore, Mussolini aveva ragione. Ecco, ci risiamo.
I festoni accumulano energia elettrica. Si cullano nel vento della sera. Luci sfarfallano indemoniate sopra il cemento. I vetri si abbelliscono di pupazzi di plastica. E’ un correre e venire. Paiono tutti felici, ansiosi di comprare. Vestono scarpe nuove, sorrisi di naftalina. Mi dilungo a osservarli meglio. Scavo dentro gli occhi, cerco puzza di anime morte. I telefoni suonano, gli occhi si voltano verso due cosce nude. Una guardia giurata imbraccia la pistola in difesa del mondo. La verità si maschera col trucco. Non sono felici, in realtà sono incazzati. Non è loro rimasta che una merce. Una bellezza prostituita.
->Raffaluz – springfield sunset
Sonno scomposto, voglia di dormire. L’ombra di un amico si allunga immensa sotto un portico. Mi intrattiene a lungo con una densa discussione di politica. Mi vuol bene, e io a lui. Siamo fiaccati, consumati dagli anni. Guardiamo giovani privi di speranze buttarsi inermi nella mischia. Ecco, se noi avessimo la loro motivazione le cose potrebbero ancora cambiare. E’ come se non sapessero di guadagnare un tozzo di pane. Oppure lo sanno, lo capiscono fin troppo bene. Forse proprio per questo profondono rabbia in ciò che fanno. Sorridono, ma hanno il diritto di rovesciare il tavolo. E non mangiano fagioli.
Muove gambe sottili. Si allungano rapaci oltre un cortile. Italia è voglia di cotone blu. Il suo immobile sesso. La violenza di parole sarcastiche. Gli occhi grandi, sepolti nella nebbia del mio deserto. Si colora di vuote carezze affrante. La voce si occlude di un desiderio sconfitto. Ne inseguirò la muta irrequieta bellezza. Mi ucciderà, non è possibile altrimenti. E’ caduta fra le ossa del mio abbandono. Corre inesausta sulle mie spalle. Mi annega di nera crudeltà. Mi lascerò cadere perché si liberi. Farò naufragio per lasciarla respirare. E mi sazierò di un consumato abbraccio. Poi non sarà più nulla.
L’ennesimo amico ha lasciato l’Italia. Era stanco di essere portato all’acqua: non lo lasciavano bere. Anche lui, che pareva così debole, s’è tagliato i ponti alle spalle. Il Paese è bloccato. Continua a schiaffeggiare i suoi figli migliori. Li perde uno ad uno. Essi stessi non sanno quali rischi corrono. Potrebbero vivere come gli argentini o i messicani. Eppure si muovono, decidono di reagire. Perché la fuga è l’unica alternativa alla lotta. E qui di lottare non ha più voglia nessuno. A chi resta il difficile compito? Non abbandonare la speranza. Continuare a credere. Un giorno, forse, la primavera tornerà.
Io non so chi abbia lanciato pietre a Chiomonte. Contro le macchine, gli operai o la polizia. Ci sono i filmati, ma bisognerebbe essere sul posto per capire cosa davvero accade. Ciò che penso è che il Movimento No TAV ha già ottenuto alcuni risultati importanti: il tracciato è stato rivisto, l’intervento sulla bassa Val Susa è stato posticipato di dieci anni, il materiale di scavo verrà trasportato su rotaia. Il tunnel di base è inutile. Il macigno resta. Ma mi chiedo se non sia il caso di cambiare strategia. Evitare lo scontro fisico, conquistare con le parole la città.