Sono una schiena rotta

Sono una schiena rotta. Piegata dalla noia. Stropiccio occhi densi di sabbia, allungo una gamba oltre gli sbadigli. Il naso si rompe di acido vento. L’eco ferma di una voce insignificante segna la quiete di una scrosciante immobilità domestica. Il bordo della città sonnecchia, una finta esplosione lo risveglia. Voci impaurite, bimbi sciupati di pianto. Nulla è accaduto, neppure le sirene arrivano. La secca abulia degli estremi confini ha rotto l’argine di un fiume invisibile. Non è più tempo di guerra, bisogna fingerla su uno schermo. Si corrode nell’immagine di una discarica di urla metalliche. Sembianze impaurite di vecchi studenti.