Uomini senza carta

La scatola parlante riesuma la faccia dimenticata di Breznev. Scendo per strada sotto il primo sole. Il quartiere è deserto. I calcinacci cadono. Il sonno ottenebra tutto, persino la lenta salita alla cella. Mi confino nel lamento della spina dorsale. Una morta agonia chiama da lontano. Sgorga immensa e inaudita da un carcere finto. Non ospita delinquenti, ma semplici migranti. Uomini senza carta. E’ scivolata fuori dalla carne. Si presentano nudi, come corrotti da uno sporco macellaio. Arrivano talvolta a cucirsi la bocca per denunciare il loro forzato silenzio. E i giornali non ne parlano. Devono rincorrere i politici locali.