Coinvolgiamoli, i privati

Anche io, come Diego Novelli, sono deluso dalla posizione dell’Assessore all’Urbanistica: dopo che la Sopraintendenza ai Beni Architettonici ha ‘bloccato’ la costruzione di un palazzo di sette piani accanto alla Mole Antonelliana, Ilda Curti si è detta esterrefatta. Perché? Tutti vogliamo che quel crocicchio sia più bello. Bene, confrontiamoci. Coinvolgiamoli, i privati. Prima proposta: trasformiamo tutta l’area in isola pedonale. Seconda proposta: chiudiamo in una bolla di vetro le spoglie del Teatro di Torino, per farne una scuola di arte multimediale. Terza proposta: in via Riberi costruiamo una boutique, piccola e bassa, in cui espongano i migliori architetti della città.


  1. Fabrizio says:

    e… Giusto per aggiungere un’altra proposta, abbattiamo il palazzo in via Verdi di fronte alla Mole (tra via Montebello e via Riberi) . E’ dove nacque la radio, dove veniva irradiata la filodiffusione… Oggi sa di abbandono (probabilmente lo usano quale magazzino) e comunque qualsivoglia impiego ne faccia la RAI son certo che potrebbe venir spostato ovunque. L’orrida architettura razionalista infine non trova giustificazione alcuna per tenerlo ancora in piedi. Si aprirebbe uno spazio fantastico, un’agorà straordinariamente vivibile… Ma ahimé, in una città dove dal 2006 non c’è stato UN SOLO GIORNO senza che piazza Vittorio non abbia avuto il suo bravo cartellone pubblicitario a coprire a turno e per tempi appunto indefiniti uno dei palazzi sulla piazza, non possiamo certo pretendere il quasi impossibile.

    • Credo che ora il Palazzo della Radio ospiti un museo e una biblioteca. Ho anche io l’impressione che sia un luogo poco sfruttato. Non so se sia il caso di abbatterlo, ma l’idea di spostarlo pezzo a pezzo è in qualche modo affascinante: aprire una piazza sotto alla Mole forse è la risposta migliore a chi vorrebbe soffocarla costruendovi accanto un palazzone.

      Quanto ai cartelloni in piazza Vittorio, immagino la frustrazione vissuta da chi ama fotografarla nella sua integra bellezza. Se la pubblicità aiuta a pagare i restauri, forse è un male necessario. Eppure in alcuni luoghi simbolo (piazza Vittorio, piazza Castello, piazza San Carlo) forse sarebbe il caso di farla sparire del tutto. Altrimenti, Torino continuerà a sembrare una città post-sovietica.

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