Un’edera di rabbia

Asfalto deserto d’alba. Mute nigeriane immobili davanti a un semaforo. Torino è un volto del Maghreb fermo sotto la lapide di un partigiano. Le ruote tagliano un viale spoglio. I giri del motore si arrampicano solitari lungo l’ombra densa di un centro commerciale. Oggi non comprerò il giornale. Mi accontenterò di leccare gocce d’acqua lambite dalla ruggine. Vagherò in cerca del terzo paesaggio. I segreti si perdono sulle rotaie. Il colore candido di un verso slavo. Un tunnel che si apre fra foglie morte. Poi là, oltre il fumo, mille macerie ricostruite. Sono gli occhi di Italia. Un’edera di rabbia.