Archive for September, 2011

Ritrovate voi stessi

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Io condivido larga parte degli argomenti del Movimento No Tav. E ognuno, anche in televisione, è libero di esprimere la propria opinione. Ma apprezzo che il Tribunale di Torino stia ristabilendo un principio: le manifestazioni devono essere pacifiche. Questo è ancora più importante del Tav. Da quando si è cominciato a dire che le proteste pacifiche non servirebbero più, il movimento non è più in sintonia con la realtà. Lo si è visto a Torino, durante lo sciopero generale del 6 settembre scorso: anziché cercare di convincere i manifestanti, gli attivisti No Tav hanno finito per spaventarli. Ritrovate voi stessi.


E muore il jazz

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Io sono un foruncolo sul naso. Erompo in ritardo fra facce amiche. Non mangio molto, aspiro le parole altrui. Scorgo incrinature nell’apparente stabilità degli altri. Il vino è troppo agro, ma continuo a berlo. I microfoni si spezzano. Un colore nemico sale sul palco. Gli occhi sorridono di soffocata libidine, gli sguardi corrono dal basso in alto. Si fermano su un seno bianco. E’ un bicchiere d’acqua in un deserto concavo. Piedi nudi invocano il delirio. Mi inseguiranno impassibili oltre il muro dei rimpianti. Le luci si spezzano. E muore il jazz. Correrò nella sabbia, mi ucciderò di angosce silenziose.


E poi il silenzio

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E’ così, a pensarci bene, fra tagli di rating e accuse alla stampa l’Italia assomiglia ogni giorno di più al ritratto che ne faceva l’irrequieta Amaranta di Gabriel Garcìa Marquez in Cent’anni di solltudine: “una [...] patria di uomini e donne belli che parlavano una lingua da bambini, con città antiche della cui passata grandezza restavano soltanto i gatti tra i ruderi”. Del resto, è proprio con lenti sudamericane che ormai dobbiamo guardare verso noi stessi. Verranno i moti di piazza, la disperazione di chi si sveglierà povero. E poi il silenzio. La colpa muta di chi si sarà salvato.


Torino non è Berlino

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Torino non è Berlino. Il confronto fra le nostre elezioni di maggio e quelle berlinesi di ieri mette impietosamente a nudo le differenze. Nella città europea in cui ogni giovane vorrebbe vivere, il sindaco socialdemocratico e omosessuale Klaus Wowereit vince le elezioni col 29,5%, incalzato a sinistra da Verdi (18%), Linke (11,9%) e Pirati (8,9%). A Torino, a dispetto dei suoi centomila studenti, il sindaco democratico Piero Fassino governa la città sorretto a destra dai Moderati, con l’appoggio ininfluente di SEL e IDV e l’opposizione del Movimento Cinque Stelle. Quale è il nostro progetto di città?


Le multe come le tasse

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Il film. Alla Reggia di Venaria Reale si inaugura una mostra sulla moda italiana. I vip accorrono in massa, ma parcheggiano in divieto di sosta. I vigili urbani staccano un centinaio di multe. I vip protestano. Gli amministratori della Reggia si ripromettono di pagare loro le contravvenzioni, con soldi pubblici. E’ sacrosanto: presto ci chiederanno di lavare le loro auto, quando vengono a Torino. Magari, poi, dovremo anche sdraiarci per terra e fargli da tappeto. Le multe come le tasse. Chi le paga, o è un povero o è un fesso. E’ questo, che vogliono insegnarci. Ed è squallida vergogna.

 


Perché non resti un sogno

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Il successo del bike sharing a Torino dimostra che la città è pronta. In prospettiva, ci sono tutte le condizioni per pedonalizzare l’attuale Zona a Traffico Limitato, all’interno del perimetro delle vecchie mura sabaude: Vittorio Emanuele II, Cairoli, San Maurizio, Regina Margherita, Principe Eugenio, San Martino, Bolzano. Accesso in auto consentito solo a residenti, mezzi pubblici, taxi, mezzi di soccorso, auto elettriche e veicoli commerciali per effettivo carico e scarico merci. Certo, bisognerebbe riconvertire o ritracciare un paio di parcheggi sotterranei, Valdo Fusi e San Carlo. Faremmo invidia a tutta l’Italia. Ma perché non resti un sogno, è necessario volerlo.

ChrisGoldNY - Woman with Bicycle, Torino

->ChrisGoldNY – Woman with Bicycle, Torino<-


Anziché nel mattone

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Io non penso che introdurre una tassa di soggiorno sia la soluzione migliore per puntellare il bilancio del Comune. Colpire il turismo, ricevendo in contropartita 10 milioni di euro, potrebbe ferire a morte una industria nuova ma ancora troppo piccola. Se è vero che in città – come sostiene il Politecnico – ci sono circa centomila case sfitte, allora i soldi possiamo prenderli lì. Un euro al giorno per centomila appartamenti corrisponde a 36,5 milioni di euro all’anno. Ciò ostacolerebbe la speculazione edilizia dei nuovi alveari umani, spingendo i proprietari ad affittare le proprie case e, magari, ad investire nel lavoro. Anziché nel mattone.