Andateci subito!

Se  pensate davvero di risparmiare tagliando il treno della memoria, c’è una sola spiegazione: non siete mai stati ad Auschwitz. Sì, perché sono le emozioni che si provano lì a fare la differenza. Il nostro Paese non cresce perché i suoi giovani sono costretti nel grembo materno, prigionieri di un ventre imbecille che li vorrebbe grassi e stupidi, purché non si allontanino troppo. Noi, invece abbiamo bisogno di ricondurli al senso della Storia, di spiegare loro che se vivono in pace, in Europa, ciò è possibile solo grazie alla vergogna del sangue versato da sei milioni di ebrei. Andateci subito!


  1. Alesssandro says:

    Quando avevo 6 anni, mio nonno che aveva vissuto gli orrori della guerra sulla sua pelle da partigiano, mi portò a Dachau dove c’è il primo e tra i più famosi lager nazisti.
    Senza risparmiare dettagli mi spiegò tutto quanto avveniva li dentro. Nella mente, benché siano passati 20 anni e benché all’epoca ne avessi solo 6 ho ancora scolpiti i forni crematori e le camere a gas e mai dimenticherò il groppo in gola quando mio nonno mi disse che in quei forni – che ad un bambino di 6 anni non sembrano molto diversi da quelli di una pizzeria – venivano bruciate delle persone per il solo fatto di essere di una razza diversa da quella dei loro carnefici.
    Non ho visto Auschwitz e chi c’è stato mi ha detto che è agghiacciante, molto più di altri campi di concentramento, però consiglierei a tutti di andarne a vedere uno (Dachau sarà a neanche un giorno di macchina dall’Italia), uno qualsiasi per rendersi conto e per non dimenticare le atrocità del passato che diventa sempre più remoto e sfocato.
    Lo consiglio soprattutto a quei ragazzotti che si disegnano le celtiche sugli zaini, che fanno il saluto romano e che si definiscono nostalgici. Certe cose finchè le vedi dalla televisione hanno un senso, quando le vedi davanti a te, con i tuoi occhi ti gelano il sangue nelle vene.

    Quando si parla di questo argomento mi viene sempre in mente una frase di Primo Levi, l’unico che in merito poteva dire qualcosa. “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.

    • Hai ragione, @Alessandro. Io non sono mai stato a Dachau, ma ho visto Mauthausen e poi Auschwitz. L’elenco è tristemente lungo e potremmo aggiungerci molti altri luoghi. L’aspetto discriminante, secondo me, è il concetto di memoria come luogo ‘agito’: cosa potremmo conoscere davvero di una città, se non ci siamo mai stati? Auschwitz, probabilmente, colpisce per il forte contrasto tra l’ordine asettico del suo campo e per la sterminata desolazione di Birkenau e ha assunto per tutti – più di altri campi – un valore simbolico, letterario, storico. Ma prima di tutto è un luogo, come lo sono Dachau e Mauthausen. Ora, se noi smettiamo di considerarli come luoghi, di andarci, di portarci i più giovani, allora smetteranno di esistere.

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