Archive for November, 2011

Sic Fiat Italia

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E’ stato emozionante vedere il film di Daniele Segre al Torino Film Festival. Sic Fiat Italia. La presenza del regista è discreta. A parlare sono le persone. Sono colte nella tensione dialettica che precedette il referendum di Mirafiori del 14 gennaio 2011. A favore o contro. E’ in questa semplicità la forza del film. Un pezzo di granito che sbriciola le ambivalenze della politica. Restituisce dignità a quei giorni, facendone affiorare il senso storico. E’ la cronaca di una sconfitta, non c’è dubbio. Ma la ricontestualizza nel dramma di questi anni e, per questo stesso motivo, tratteggia una speranza.


Cosa è cambiato?

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Riconosco a Cesare Damiano di aver sempre avuto una posizione coerente sul caso FIAT. Per il resto, leggendo il resoconto del Consiglio Comunale aperto di ieri, mi chiedo dove fossero meno di un anno fa coloro che oggi si lamentano della mancanza di dettagli sugli investimenti che l’azienda intende fare in Italia. Quando a porre questo argomento erano la FIOM e la società civile torinese, con in testa Luciano Gallino, nessuno vi prestava attenzione. Cosa è cambiato? Il fatto è che non riesco a credere che si siano ravveduti: se la politica parla in ritardo, allora è fuori dal tempo.


La paura è assordante

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Cielo terso. Una palla d’argento rimbalza nel fumo. Il vento mi ha succhiato la nuca. Prima che il concerto inizi. Aspetto una febbre che non verrà. La paura è assordante. Brandelli gastrici risalgono l’esofago. I fari scompaiono dietro ruggine azzurra. Io sono una voce recisa. Il buio spezza una corda di chitarra. Occhi di gomma accerchiano lo spazio. Il volto di Raffaella si nasconde ancora nella folla. Una porta si è aperta. E’ un siero sporco di sabbia. E’ chiuso in un cappotto rosso. Esplode in una nota di violoncello. Una sirena riluce immobile. E io fuggo dal mio passato.


E’ mistico desiderio

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Larghi calici di vino cadono sottili. Inondano carne fritta e unta. Le dita si immergono in discorsi allegri. La schiena è rotta, scomposta. Ma li cuore è leggero. Siamo drappi spezzati dal vento. Fumiamo nascosti alle finestre. Autocarri si sollevano nell’etere. Tette si gonfiano oltre la strada. Fra posate piegate ci raccontiamo viaggi e frammenti vissuti. Ognuno ha la sua storia, ognuno il suo incubo e timore. La stanchezza non piega la bontà. Il benessere ultimo dell’affetto. Si avvolge di plastica invisibile. Insegue scarna un sogno di notti distanti. Ha il sapore assoluto di un volto asciugato. E’ mistico desiderio.

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In una molle stanza

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Vernice spaccata. In una molle stanza. Il volto di Peppino Impastato riaffiora nella nebbia. E’ una traccia di inestinguibile coraggio. Io guardo Salvatore negli occhi. Lui mi regala una luce intrisa di ironia maghrebina. Siamo un sospeso odore di rum. Il desiderio irrequieto di un’alba teutonica. Il sangue mi ribolle crudo fra spiagge meridionali. Echi balcanici si rincorrono nel buio. L’essenza si riscopre nel crepuscolo fugace di una giornata nuova. E’ l’eco notturna di un occhiale spezzato. Scivola sulle onde di una radio libera. Vinceremo la folle ipocrisia del calcio. L’Italia muore, ma noi sopravviveremo. Rincorrendo macchie dimenticate sul muro.


Il vento spazzava la piazza

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Aveva nascosto una lacrima. Era il sigillo del suo impegno. Lo specchio di una giovinezza onesta. L’intelligenza del dubbio. L’assennato disincanto di chi sapeva di non poter scegliere. Ferma tra una promessa e un impegno misero, aveva dovuto scegliere l’unica cosa certa. Di fronte a lei la mia impotenza, il mio vano senso di ingiustizia. Il narcisistico abbaglio di voler esaltare difficoltà mie. L’incapacità di scavare in pensieri tanto puliti. Il vento spazzava la piazza. Ero sicuro che non si sarebbe arresa. Il peso che avrebbe sopportato l’avrebbe fatta più saggia. La salvezza che cerchiamo verrà dalle donne, senza rimpianti.


La sua colpa?

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Fa davvero sorridere leggere sul Fatto Quotidiano dell’attacco dei ‘Liberal’ del Partito Democratico al Responsabile Economico del partito, Stefano Fassina. La sua colpa? Ha denunciato la pochezza delle proposte per la crescita avanzate dalla Commissione Europea. I ‘Liberal’ nostrani, infatti, sono per il rigore. Ovvero, sostengono l’ortodossia monetarista di Angela Merkel e dei falchi di Francorte, che di fatto sta distruggendo l’euro imponendo ai paesi dell’Europa Mediterranea una insostenibile deflazione. Stefano Fassina dice ciò che Paul Krugman scrive tutti i giorni sul New York Times. Chi lo attacca, più che il Partito Democratico americano, ricorda il Partito Comunista dell’Unione Sovietica.