La sua colpa?
Fa davvero sorridere leggere sul Fatto Quotidiano dell’attacco dei ‘Liberal’ del Partito Democratico al Responsabile Economico del partito, Stefano Fassina. La sua colpa? Ha denunciato la pochezza delle proposte per la crescita avanzate dalla Commissione Europea. I ‘Liberal’ nostrani, infatti, sono per il rigore. Ovvero, sostengono l’ortodossia monetarista di Angela Merkel e dei falchi di Francorte, che di fatto sta distruggendo l’euro imponendo ai paesi dell’Europa Mediterranea una insostenibile deflazione. Stefano Fassina dice ciò che Paul Krugman scrive tutti i giorni sul New York Times. Chi lo attacca, più che il Partito Democratico americano, ricorda il Partito Comunista dell’Unione Sovietica.
15 correnti nello stesso partito più svariate sottocorrenti e una miriade di correnti a livello locale.
Il sogno del grande partito “all’americana” faceva acqua ancora prima della fondazione del partito.
Ex Ds, ex Margherita,ex Radicali, ex Psi, ex Pci, ex Dc. Un partito di ex nel quale giocoforza vengono spesso a galla gli stessi dissapori che alimentavano le dispute tra i vari schieramenti della sinistra.
La vicenda Fassina è più che normale in un partito del genere dove peraltro manca un leader carismatico capace di tacitare falchi e colombe e tenere insieme uomini che nella Prima Repubblica stavano in blocchi contrapposti (e in questo Berlusconi è un maestro).
Bersani sarà un buon politico ma a mio modestissimo parere è un pessimo leader, e lo sta dimostrando anche in questo frangente.
E questo è anche il motivo per cui difficilmente, ora come ora, il Pd potrebbe andare al governo e reggere.
Non potrei essere più d’acordo con quanto dici, @Alessandro. Il Partito Democratico sconta un vizio di origine, e venuto meno Berlusconi potrebbe presto schiantarsi sugli scogli. Credo che una bella risposta ai critici di Stefano Fassina sia l’editoriale di Barbara Spinelli pubblicato oggi da Republica: “La deriva tedesca“.
Cosa diranno i ‘liberal’ del PD quando sarà chiaro che il rigorismo fine a se stesso e la riduzione dell’economia a un’operetta morale (per dirla con Krugman) avranno condotto l’Europa al disastro? Barbara Spinelli tocca due punti fondamentali: primo, l’illegittimità delle forzature del metodo intergovernativo, perché un conto è il governo tedesco che decide per tutti e un altro sarebbe un governo europeo (in nuce, la Commissione Europea) che decidesse per tutti, sulla base della fiducia ottenuta da un parlamento eletto a suffragio universale (il Parlamento Europeo); secondo, l’ostinazione tedesca ricorda l’imposizione delle sanzioni di guerra inflitte dalla Francia alla Germania dopo la Prima Guerra Mondiale. Davvero vogliamo consegnare i paesi della periferia europea ai populisti antieuropei che si ergeranno demagogici sulle ceneri dell’euro?
Il nuovo Hitler potrebbe non essere tedesco: la Germania dovrebbe riflettere.
E i liberal del PD dovrebbero fare altrettanto, lasciando in pace il libero arbitrio di Stefano Fassina.