I Rom non votano

In queste ore si è compiuto un grave atto di razzismo. E’ bastato il sospetto che a violentare una ragazza di sedici anni fossero stati dei Rom a spingere un folto gruppo di persone a bruciare il campo nomadi della Continassa, dopo averne allontanato i residenti. Quelle persone vanno fatte uscire dai campi prima che qualcuno torni per ucciderle. In una città che conta decine di migliaia di case sfitte questa deve essere una priorità. Altrimenti, i cittadini più poveri, soli ed ignoranti continueranno a sfogare le sofferenze della crisi sul solito capro espiatorio. I Rom non votano. Eppure contano.

_ankor - periferia e integrazione comunità rom

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  1. Luce says:

    Purtroppo sui rom prevale sempre il pregiudizio, la distinzione di razza, come quando venivano gasati, insieme ad ebrei e omosessuali, dai nazisti.. come fossero meno umani del resto dell’umanità. :(

    • Sì @luce, dobbiamo concludere che alle Vallette di Torino il tempo si è fermato agli anni Quaranta in Ungheria o in Germania. E’ esattamente come allora: la crisi economica morde i poveri e gli ignoranti; il popolo identifica un nemico interno; ogni pretesto è buono per colpirlo. Si comincia bruciandone le case, da lì a sopprimere chi ci abita il passo è tragicamente breve. Ci sono ancora molte linee di difesa prima che tutto questo accada, eppure è irresponsabile non dire che il sentiero su cui ci si muove è quello.

  2. rem says:

    ormai tra romanzo e vita non capisco più chi trascrive l’altro. Proprio l’altro giorno leggevo l’ultimo di Biondillo in cui una folla inferocita assedia un campo rom dopo che uno di loro pare fosse responsabile di un delitto…

    • Ciao @rem,

      non ho letto Biondillo, ma questo pogrom mi ha ricordato “Il villaggio di cartone” di Ermanno Olmi, in cui ronde di cittadini danno la caccia a immigrati clandestini in una chiesa sconsacrata. Penso anche io che letteratura e vita ormai si mescolino pericolosamente: la rappresentazione sostituisce la realtà sino al punto di attraversarla e renderla tragica. Credo comunque che l’indignazione sia un buon anticorpo. E’ come nel Rinoceronte di Ionesco, noi non dobbiamo smettere di gridarlo: “Io non sono un rinoceronte, io non sono un rinoceronte…”.

  3. [...] noi avremmo dovuto accoglierli meglio. Se li lasceremo lì, non faremo altro che alimentare il razzismo. Gli spazi ci sono, le risorse anche: ma bisogna cambiare politica. Altrimenti, a vincere sarà [...]

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