E’ il socialismo delle vetrine

Invocano Dio, suonano i clacson. Fingono di soffocare sull’autobus. Camminano felici nello smog di un ingorgo. Per loro è aria di campagna. Contemplano il lento sviluppo del parco. Sognano ponti che squarcino le rovine. Lamentano il provocatrio silenzio di un semaforo rosso. Si accalcano tutti nella medesima direzione. Rivendono auto che non hanno finito di pagare. Si sentono parte di una comunità di eletti. I giovani si rifugiano nella gola del carnefice. I consumatori irridono le facce nere degli operai discesi negli inferi di un cratere eterno. La piazza è diventata un centro commerciale. E’ il socialismo delle vetrine.