Archive for the ‘Metaspezione’ Category

Uscire insieme dal tunnel

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Esiste ancora la blogosfera? O forse dovremmo chiamarla quisfera (heresphere)? Salvatore D’Agostino ed io abbiamo deciso di discuterne su Wilfing Architetttura, con questa intervista. A dire la verità, per farlo abbiamo sequestrato un paio di commenti di rem. E poi, siccome i discorsi astratti lasciano sempre il tempo che trovano, siamo arrivati alla conclusione che per venire a capo di qualcosa dovevamo scegliere un luogo. Torino Anni ‘10. Che dire? Mettete gli occhi nella nostra lanterna magica. Vedrete lo schizzo in controluce di un Paese al bivio. Non abbiamo risposte, nemmeno soluzioni: ma un solo obiettivo. Uscire insieme dal tunnel.


E’ una mareggiata

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E’ una mareggiata. La Rete mi ha restituito per caso un video girato da Leslie Oluchi, una studentessa americana che nel 2007 venne a Torino per documentare il traffico di esseri umani: “E’ tempo di rompere il silenzio / Tempo di essere il rumore / ‘Parla per coloro che non possono parlare da soli’ (Proverbi, 31:8) / Le donne nigeriane, molte fra loro adolescenti, oggi costituiscono la maggioranza delle prostitute deportate in Italia / Perciò abbiamo preso un aereo… / Non potevamo credere a ciò che vedevamo / [...] / l’80% delle vittime del traffico umano sono donne e ragazze / in un caso su due, minorenni”.


Elogio del fiero narratore

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Tre righe. Intensa dissimulata emozione. Donne sgozzate, suicidi maldestri. Lirici assassini, bambini abbandonati. E poi macchine, elettricità e chimica. Sospettoso, inquieto osservatore. Presunto bombarolo, fiero oppositore. Cinico imputato. Possibile baro. Maestro altezzoso. Sguardo allucinato. Naso adunco. Mento bucato. Impiegato, scrivano. Esteta, anonimo. Visse a Parigi a cavallo del Novecento. Scoprì gli Impressionisti. Raccontò nascostamente storie brevissime. Anarchico, restò disoccupato e si fece maestro d’arte. Giudice spietato, critico severo. Morì dimenticato. Inconsapevole maestro. E’ riscoperto ora, nel giorno in cui la carta stessa muore. Silenzio, le parole più importanti sono quelle che non si dicono. Elogio del fiero narratore. Félix Fénéon.


Spina 1, area Ex Materferro

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E’ un grido d’aiuto. Lo ha lanciato Axell e merita attenzione. Piazza Don Franco Delpiano non è ancora sulle mappe e fa già parlare di sé. E’ in preda alla furia delle baby-gang. Nulla di nuovo. Sì, se non fosse che ciò avviene in uno dei luoghi in cui Torino dovrebbe rinascere, dopo anni di cantieri. Spina 1, area Ex Materferro. Che fare? Pensavamo che investire in cultura ed educazione bastasse. Non è così, bisogna prenderne atto. Non c’è che una via: filmare e punire i colpevoli. Chiediamo una televisione a circuito chiuso. Lo Stato non può smobilitare. Altrimenti, scomparirà.


Il futuro è possibile

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Io credo che Torino dovrebbe fare come Portland, e aprire subito una sua electric avenue. E’ semplicemente un pezzetto di strada in cui le auto elettriche possono ricaricarsi velocemente, mentre restano parcheggiate. Mezz’ora? Quattro ore? Sei ore? Fai il pieno di energia e poi riparti. Si tratta di un’operazione simbolica, è evidente. Ma è un segno concreto. Riuscite a immaginarlo, un pioniere dell’auto elettrica che parcheggia, si attacca al bocchettone della corrente e va in ufficio? Quali auto vedremmo parcheggiate là? Il futuro è possibile. Il luogo ideale sarebbe fra Corso Duca degli Abruzzi e Corso Castelfidardo. Sì, al Politecnico.


Grazie, Ikol

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La redazione torinese di Repubblica ha scoperto Fabrizio Zanelli. Sono contento. Anche se il nome della galleria fotografica – Torino By Day – è poco felice. Potevano lasciarlo così come è: Torino Daily Photo. Sì, perché l’essenza è tutta qui. Il lavoro che Fabrizio svolge dal 2007, con saggia pazienza, vale tanto. Per comprenderlo, basta leggere i molti commenti sul suo photoblog. Abbiamo un Theatrum Sabaudiae dell’era digitale, che porta per il mondo la bellezza della Città. Ha tutta la dolce umiltà dell’understatement piemontese. L’impegno, ora, è fare in modo che Torino sia bella quanto le sue foto. Grazie, Ikol.


Con Madness Blog

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E’ stato un piacere scoprire che Dario Ujetto sta documentando da tempo – con Madness Blog – ciò che accade sui muri di Torino. Grazie a lui, la tartaruga di via Foggia e i topi di via Gianfrancesco Fiocchetto hanno una spiegazione documentata sul web. C’è di più, perché abbiamo capito che sulla street art Torino ha davvero qualcosa da dire. Il consiglio è di seguirlo anche su Twitter, perché conosce il senso della misura. A differenza di molti, i cui sproloqui cinguettanti ormai facciamo fatica ad ascoltare, non soltanto è breve, ma apre anche il becco quando davvero sa cosa dire.


Aiutiamo la Città

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A volte ciò che sogniamo diventa vero. Stasera ho guardato la solita auto parcheggiata abusivamente in un posto per disabili, e mi sono sentito impotente. Ho sempre voluto un mezzo per segnalare ciò che non va: rifiuti sversati, vandalismo impunito, dissesti stradali, verde deturpato, segnali abbattuti, affissioni clandestine. E’ bastato aprire la mia casella di posta per sapere che tutto questo esiste già: è una App per iPhone e Android, si chiama Decoro Urbano (WE DU!), e aspetta soltanto che cominciamo a usarla. Un solo obiettivo, ora: migliaia di segnalazioni su Torino. Aiutiamo la Città. La democrazia rinasce dal basso.


Sputa fuoco di bocca

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Sputa fuoco di bocca. E’ un rimbalzo folk di scurrile poesia. Si ammorba di frammenti angosciati. Coltiva una corte disperata. Strabuzza occhi, gonfia guance. Muove voce dallo stomaco in lunghe improvvisate spezzature. Ha violentato una vecchia chitarra. Ne spuntano tubi di gomma. Un contrabbasso lo sostiene frullando. Un vago tamburello lo colora. Lo segue un percussionista abbarbicato a una bici. E’ il diavolo buono di Bulgakov. Tiene il palco con ferocia. Scalda un pubblico folto con voce sicura. Ha il destino del successo scritto nel sangue. E non fa paura, perché è semplice. E’ il capo migliore della nostra bottega.


La rovina, il riscatto

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Ad onore del vero devo dire che mentre discutevo su Wilfing Architettura di un’Italia da scoprire in seconda classe avevo in mente un libro di Paolo Rumiz. Dunque il concetto resta, ma ecco: l’ispirazione non è mia. Ad ogni modo, credo che Salvatore D’Agostino abbia appena intrapreso un percorso coraggioso. Censire e geolocalizzare i blog urbani in Italia. E’ un bellissimo lavoro di ricostruzione. Mi ricorda le pagine conclusive di Fahrenheit 451. Uomini che mandano a memoria libri. Fuggiaschi nella foresta: “we’re not in control, we’re the odd minority crying in the wilderness”. La rovina, il riscatto. Lui ci racconterà tutto.


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