Posts Tagged ‘Aurora’
September 15th, 2013
Il giovane curato. Sedeva nella camera da letto con fare libertino. Una donna, la fronte aperta su due occhi enormi, gli giaceva nuda sotto le braccia. Gli altri sacerdoti lo chiamavano dall’ingresso. Lui uscì in camicia, senza mutande, e spiegò loro cosa dovessero fare per preparare la cerimonia. Poi tornò nella stanza: non chiuse la porta, non si tolse la camicia. Si sdraiò sul letto, e pensò che aveva troppo sonno per restare fuori dal letto. Lei si avvicinò, lo coprì con un lamento. Aprì le gambe sul suo sesso, gli disse di non preoccuparsi. In poco lo fece suo.

->Tripudio barocco<-
July 3rd, 2013
Languido serpeggiare. Il respiro è un muto allargar di spalle. L’affetto ha il potere di occludere e consumare. Lungo la riva del fiume mi sono nascosto in un vecchio pisciatoio. Dalle fessure umide e marcescenti osservo le macerie del liceo. In mezzo alla strada sta l’uomo che non sono diventato. Il chiarore di immote e violente pupille. Il fallimento è di chi non si dà il coraggio di leggere la poesia. Il veleno scende lungo la schiena, ha il vezzo di dirsi silenzioso. Il tramonto in cui cammino ha subìto il futuro. Un desiderio vano, a cui non porrò rimedio.

->Sono tornato sulla Dora<-
June 17th, 2013
Nell’arsa calura del pomeriggio, la città è vuota. Risalgo indolente l’isola pedonale. Ho bisogno di bere o sverrò presto. Un cinese affonda il capo in un gelato. Un italiano lo guarda sudato sotto la bici. Io raggiungo a fatica una pianta, mi fermo a guardare i bimbi che giocano colla palla. I neri discutono sotto la Chiesa. Hanno preso possesso del quartiere: condividono bibite gelate e spiedi di carne caramellata. Un uomo, una donna. Indossano lo stesso tessuto in un abito tradizionale. Festeggiano un matrimonio, e pare una cosa vera. Discutono in inglese, come solo loro. I nigeriani sanno fare.
February 16th, 2013
Un’auto si perde in un soffio di neve. Il cielo si spacca di sangue, è un labbro incollato ad una lastra di ghiaccio. Camminiamo in quattro all’imbrunire. Siamo rimasti qui, guardiani scossi di un futuro che non c’è più. Ognuno ha trovato il simbolo della propria sconfitta. Una barba imbiancata, un tozzo di pane bagnato. La rabbia sedata soltanto a metà. E le dita strascicate su lettere consumate. Reggiamo un otre di immondizie. Vorremmo liberarlo e affogarci nottetempo: continueremo invece a mettercelo sulle spalle; penseremo soltanto al volto deluso dei padri. Ci nuoteremo dentro. Non verrà nessun eroe a salvarci.
February 6th, 2013
Se fossi cieco, li vedresti anche tu. I confini fra la città e il suo doppio. I tubi che spuntano dalle pietre, le barbe scure che scrutano nelle mie tasche. I vetri rotti e le foglie raccolte sulle lamiere. I sassi dispersi di macchie insalubri. Cammineresti sul fiume, ma non oseresti discenderne le rive. Sorrideresti, col pretesto di dimostrare che non hai paura. Conteresti le lacrime del tuo isolamento fra un compro oro ed un centro massaggi cinese. Vagheresti per riconoscere il colore della tua pelle. E giungeresti esausto a comprenderlo: che tutto ciò che dovresti capire. Volutamente lo ignori.
January 22nd, 2013
Nella piazza abbrunita ci si cammina a piedi nudi. I vetri non tagliano le dita, la spazzano gli idranti. Ci corrono macchine a fari spenti, si abbattono sui cartelli stradali. Nel buio a bucare il silenzio pensano gli occhi dei cinesi: ansimano sotto l’antica galleria commerciale, si lordano le mani di pesce fra una bestemmia e un caffé. Io mi ci butto per alzare lo sguardo sulla città. Da lì si vedono baluginare in salita i tetti arrossati dei quartieri del centro. Dall’altro lato no, è come guardare una nave che affonda. Ed è in quei momenti. Che mi riscopro.
January 10th, 2013
La penna stilografica è lì, immobile e magnifica. Non ha mai scritto una lettera dell’alfabeto. Del suo pennino d’oro mi ero dimenticato. Segna un percorso interrotto, la laurea conquistata studiando di notte. I sogni di una generazione precedente alla mia, ciò che i vecchi contadini a cui devo il sangue non avrebbero mai potuto immaginare. Ecco, siamo questo. Abbiamo risalito per secoli un crinale irraggiungibile, ci siamo arrampicati sulla montagna a mani nude: senza immaginare che nascondeva alle sue spalle un inevitabile precipizio. Non c’è tempo per godersi il sole. Ora impareremo quanto sia amaro provare a scenderne senza precipitare.