La piscologia dei popoli sembra plasmare la storia più di quanto non possano farlo gli uomini stessi. L’Europa cade. I tedeschi la conducono irremovibili verso il disastro. I francesi credono ottusamente di averne il controllo. Gli italiani pregano penitenti di giorno, ma fottono di notte. Gli inglesi se ne lavano elagantemente le mani. Gli spagnoli gozzovigliano sulle proprie disgrazie. I portoghesi fanno quel che gli pare. I polacchi, inascoltati, gridano al disastro imminente. Gli olandesi restano incapaci di darsi un’identità. I belgi si scannano mentre muoiono. I cechi soffiano sul fuoco. E poi loro, i greci inspiegabili: vittime, e carnefici.
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Guardali, prova a riconoscerli. I polsini sdruciti, i calzoni slabbrati. Lo so, ormai non ci si fa più caso. E’ andata così. Eppure hai riscoperto l’abito del giorno di festa. Lo trascorri in periferia, l’auto non la prendi più. Godi della bicicletta, e se piove ti pigi sull’autobus. Il cibo lo consumi fra quattro mura, o te lo porti da casa. Hai rimesso piede nelle biblioteche, ora ascolti la radio. E ai concerti non ci vai più. E’ finita, la festa. Ma non puoi lamentarti, per alcuni non era neppure cominciata. Ci sei caduto. In un film di Mike Leigh.
->Mike Leigh – Another Year (2010)<-
Ieri Nouriel Roubini, via Twitter, rimandava ad un post di Daniel Alpert su Economonitor che non potrebbe descrivere meglio lo stato delle cose: “Se l’austerità e la svalutazione interna non sono realistiche, se stampare denaro e svalutare universalmente è ‘verboten’, e se i contribuenti tedeschi non sono certamente disposti ad inviare denaro al Sud senza tenerlo attaccato ad una fune, la risposta può soltanto essere bancarotta e uscita in qualsivoglia paese della periferia che non ce la fa”. Torino e l’Italia hanno un piede dentro l’euro e l’altro fuori dalla porta. La maniglia la regge Angela Merkel. Ora bisogna combattere.
Le dimissioni a babbo morto di Silvio Berlusconi sono un trucco. I prossimi giorni potrebbero essere fra i più lunghi della nostra Storia. Il Presidente della Repubblica sta compiendo un miracolo di mediazione politica, ma stiamo rischiando col fuoco. Avere spread sui bund tedeschi a 500 punti e tassi sui BTP a dieci anni al 7% significa camminare sui carboni ardenti. Cosa farà l’opposizione quando a Legge di Stabilità approvata il premier lo dirà? Provate a sfiduciarmi. Io mi sono fatto un’idea. Come tutti i dittatori, l’uomo di Arcore identifica il suo destino con quello della nazione. E ci affonderà.
Stiamo per vivere un nuovo 8 settembre. Dopo aver condotto il Paese alla bancarotta, il Governo lo lascerà in balia della speculazione e del panico. Le parole con cui Paul Krugman descrive la china su cui siamo non sono apocalittiche: riflettono il corso probabile delle cose. La BCE può ancora fermare il disastro, annunciando che è disposta a comprare ciò che nessuno vuole e che è pronta a sostenere un alto tasso di inflazione per alcuni anni. Probabilmente l’ortodossia tedesca e la mediocrità francese la fermeranno. Assisteremo a reazioni scomposte, irrazionali. Dobbiamo restare lucidi, aiutare gli altri. L’Europa muore? Rinascerà.
L’entrata in scena del Fondo Monetario Internazionale per salvare l’Italia può significare che il nostro destino è segnato, così come lo era quello della Grecia. Bancarotta. Il futuro oscilla fra due estremi penosi: iperinflazione se usciremo dall’euro, brutale deflazione se vi resteremo. L’Occidente e l’Europa, incapace di fare della sua Banca Centrale un creditore di ultima istanza, affronteranno una deflagrazione che verrà ricordata per secoli. I libri riporteranno che ad accenderne la miccia fu la dissennatezza di uomo che voleva passare alla Storia. Ma noi non siamo Silvio Berlusconi: noi siamo l’ignoranza che ne ha reso possibile il governo.
->zeneize – industria abbandonata,torino<-
Silvio Berlusconi oggi si reca a Bruxelles con il cappello in mano. E’ bene che la favola finisca come è cominciata. Una maldestra seduzione. Sappiamo per certo che questa volta il tentativo non funzionerà. Il primo a sapere di aver perso ogni credibilità è proprio lui, il Cavaliere di Arcore. Questa resta l’umiliazione più grande. Perché la Storia insegna che l’importante non è annunciare le riforme, – e ormai anche gli annunci sono davvero modesti, – bensì la persuasione del fatto che effettivamente verranno realizzate. Ormai tutta l’Europa lo sa. Lo gridano anche i bambini. Di lui non ci fidiamo.