La questione è rilevante. Si può stare a volto coperto in tribunale? Un’interprete di religione islamica che indossava un velo durante un’udienza è stata allontanata da un’aula del Palazzo di Giustizia di Torino. Si tratta di una grande occasione per verificare cosa dice davvero la legge. E’ bene che il Consiglio Superiore della Magistratura si pronunci: avremo un quadro più completo. Il punto sta anche nel definire cosa si intende per capo coperto. Suppongo che in un simile contesto ciò che conti sia rendersi riconoscibili. Su questo penso che non si possa transigere. Poi va bene. Ben venga il velo.
Posts Tagged ‘Palazzo di Giustizia’
Gli applausi di Confindustria a Herald Espenhahn, l’amministratore delegato di Thyssen Italia, sono il segno della levatura morale di un’intera classe dirigente. Il problema è culturale, non politico. Gli industriali italiani non credono nella Giustizia. Fino a quando possono, la ignorano. Quando sono costretti a considerarla, la insultano. E’ contro un’insensata barbarie che si batte il Capo dello Stato. Chi applaude un pregiudicato, chi accusa i magistrati di essere un cancro. Questo episodio deve farci pensare attentamente. E’ un triste preludio. Chi scelse il tiranno di oggi, presto ne vorrà un altro. Sono senza vergogna. Ma la Storia li giudicherà.
Caro Presidente della Repubblica, sono un cittadino di Torino e mi vergogno. Se quanto leggo sulla Repubblica è vero, infatti, una strada che sarebbe dovuta costare attorno a 33 milioni di euro ne è costati, in realtà, 77. E’ pure corta. Sette anonimi chilometri. 44 milioni di euro, invece, sono tanti: ci si potrebbe coprire la città di piste ciclabili. La magistratura indaga e la mia indignazione resta. Vede, Presidente, se avessi un mantello di sette chilometri ce lo stenderei sopra, per fare in modo che la sua auto non si sporchi. La prego: il 19 marzo, non la percorra.
Coloro che in buona fede non capiscono perché molti, in Val Susa e a Torino, si oppongono alla costruzione del TAV, dovrebbero andare lassù: a Venaus, a Chiomonte, a Susa. Dovrebbero parlare con le persone del posto e farsi raccontare come avvengono le gare d’appalto per l’assegnazione dei lavori. Le condanne sono un fatto. La verità si muove. I magistrati continueranno a fare il loro lavoro. Gli avvocati difensori anche. Il tempo costruirà memoria e poi racconterà questi anni, nel bene o nel male. Ora, invece, ognuno ha il dovere di chiedersi perché la fiducia dei cittadini vacilli, si perda.