Si stacca un vagone. La bancarotta della Grecia sarà una prova generale del sentiero sconosciuto. Le banche francesi e tedesche verranno ricapitalizzate, gli speculatori si scotteranno le dita e i greci patiranno le pene dell’Inferno. Ora, come spiega Paul Krugman, per i paesi periferici dell’Unione Europea – Italia in testa – si affaccia il nefasto scenario di una deflazione coatta, per restare ancorati alla Germania: giù i salari, giù le pensioni, giù le case, giù i prezzi dei beni prodotti in loco. Insomma, saremo più poveri e le nostre forze migliori se ne andranno all’estero. Intanto, qualcuno continuerà a gozzovigliare nel Palazzo.
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Ieri, mentre Silvio Berlusconi correva a Bruxelles per sottrarsi alla Giustizia, mi chiedevo quanto il morbo italiano avesse infettato tutta l’Europa. Nella mia mente echeggiavano le parole di Czeslaw Milosz: “un agglomerato governato caoticamente, una specie di scoglio di coralli tutto formato da piccole molecole [...] un’atmosfera stagnante e perfino l’abbandono [...] risse nel Parlamento, [...] la corruzione e l’acquisto dei voti, una propensione viziosa all’anarchia, tra singoli, regioni e gruppi.” E’ proprio così, l’Europa di oggi assomiglia alla Confederazione Polacco-Lituana nel XVII secolo. La spartizione è cominciata. Un pezzo all’America e un pezzo alla Cina. A noi chi toccherà?
E Veltroni parlò. E’ vero: o vince il riformismo o sarà dittatura. Ma il riformismo non è incompatibile con la brevità del paradigma di Internet. Semplicemente, richiede un codice diverso. Per fare in modo che il 10% della popolazione che possiede il 48% della ricchezza contribuisca a ridurre il debito pubblico, serve il coraggio politico dell’intransigenza. In primo luogo, per esempio, nei confronti della Chiesa. Lavoro, Stato, economia, costi della politica, giustizia, Europa, minoranze, scuola, infrastrutture. Sono d’accordo. Ma se non c’è più tempo per i personalismi, allora Walter Veltroni deve fare un passo indietro. Giovani Rosselli, Berlinguer e Trentin: fatevi avanti.
Abbiamo la manovra. Contiene una polpetta avvelenata, la revisione dei contratti di lavoro, e uno specchietto per le allodole, la tassa sui redditi medio alti. E’ proprio questo il punto: interviene sui redditi, ma non sui patrimoni; mentre sulla lotta all’evasione fiscale restano molti dubbi. Il Piemonte perderebbe le province di Asti, Biella, Verbania e Vercelli. Diciamolo, non basta. Ha ragione Diego Novelli nel dire che a Torino la Città Metropolitana può assorbire la Provincia. Di più, dovremmo proporre l’abolizione delle altre province piemontesi. E poi chiedere che i maggiori risparmi siano destinati ad un fondo regionale. Per finanziare l’innovazione.
->Mauro Paolis – Torino, aeroporto<-
La dantesca legge del contrappasso vuole che siano Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti e Umberto Bossi a mettere le mani nelle tasche degli Italiani, prima di uscire di scena. Negli anni della finanza creativa additavano il Governo di Centro Sinistra come un rapace che sottraeva ai cittadini il frutto del loro lavoro. La rivincita di Carlo Azeglio Ciampi, di Vincenzo Visco e del povero Tommaso Padoa-Schioppa, ormai, risuona triste e sublime. Nulla potè la ragione, contro l’ingordigia dei golosi. Oggi parlerei con ognuno di voi, sdegnosi imprenditori di collina. Dite: faceste bene a fidarvi tanto? Cerbero latra. Ora siamo nel fango.