Posts Tagged ‘Vanchiglia’

Sputa fuoco di bocca

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Sputa fuoco di bocca. E’ un rimbalzo folk di scurrile poesia. Si ammorba di frammenti angosciati. Coltiva una corte disperata. Strabuzza occhi, gonfia guance. Muove voce dallo stomaco in lunghe improvvisate spezzature. Ha violentato una vecchia chitarra. Ne spuntano tubi di gomma. Un contrabbasso lo sostiene frullando. Un vago tamburello lo colora. Lo segue un percussionista abbarbicato a una bici. E’ il diavolo buono di Bulgakov. Tiene il palco con ferocia. Scalda un pubblico folto con voce sicura. Ha il destino del successo scritto nel sangue. E non fa paura, perché è semplice. E’ il capo migliore della nostra bottega.


E penso a me stesso

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Notte forsennata. Bici ricolme di piante davanti al fiume. Cibo racconcio fra eccentrici sconosciuti. Fatico a trovare parole con un’australiana nata a Sarajevo. Sebastiano mi è fiero compagno di incomunicabilità. Stancamente muoviamo verso un triangolo di case in festa. E’ birra disseminata nei cortili. Rivoli di sangue ammattonati di carne. Ha il riflesso muto di un’aurora boreale. Si esaurisce in un divano arrotolato in mezzo all’asfalto. L’immobilità favorisce inattesi incontri. Studenti ubriachi, perduti amici. Riempiono il cuore di emozioni sobrie. Mi divorano di affetto e passione pura. Fino a quando cammino da solo nel buio. E penso a me stesso.


Adesso fermati

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Elefante viola. Aleggia nel sonno un sibilo di vento. Allegro risuonare di trombe. Cartone animato. Qualcosa si perde sotto gli occhiali. Un bimbo gioca sulla sabbia. Non ne avverte la sporcizia. Un giorno morirà sepolto di terra. Dolce soffio di esistenza. Respiro perduto sulla riva del fiume. Rompe il silenzio. Immerge nell’oscurità lo sguardo. Svela alla notte le inconsolate passioni del rimpianto. Mi addormenterò sull’erba. Tra le morbide carezze della rugiada. E mi risveglierò piangendo. Infreddolito e sommerso di foglie. Non conoscerò altro che desiderio. Madida pelle. La furiosa rincorsa delle parole. Adesso ricorderò. Ho bisogno di riscoprire vecchi significati.


La luce scolora nel vuoto

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Il terrore accompagna il suo volto. Cammina incerta lungo un marciapiede spazzato di polvere. Una riga scomposta accarezza un vicolo. Un uomo sbuca da un reticolato. Le gambe incespicano nel crepuscolo. E’ riemerso da una fabbrica dismessa. E va in cerca dell’oblio. Le ruote consumano l’asfalto. La luce scolora nel vuoto. La sala è sempre gremita di vecchi. Ascoltano muti un vano lirismo omosessuale. Un porco succhia la cornetta di un telefono. Gli occhi soffocano il sonno. Io mi recido la gola su uno spigolo di legno. E’ venuto a trovarmi il sacro ottuagenario. Con lui sprofonderò in paesaggi settecenteschi.


Non si fermeranno

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La città soffoca nel traffico. Ammutolisce assordata da se stessa. Si sbriciola scorrendo grigia lungo un pezzo di plastica. E’ una tempesta di indizi inconsistenti. Li raccolgo senza consapevolezza. Sono delicatamente dispersi in una sopita assenza di significato. Vegetazioni di cemento sconvolgono azioni semplici. Sputano su un asfalto immemore. Voci allegre si arrampicano schiamazzando su ornamenti di pietra. Lambiscono cinicamente tracce consunte di secoli perduti. Sono prive di rispetto alcuno. Razze inconsapevoli e immemori si incontrano miste di diversità ostili. Incapaci di reciproca solidarietà. Unite soltanto nella forzata volontà di combattere e distruggere l’opprimente monotonia della tradizione. Non si fermeranno.


Scrivere? Non scrivere

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Il dubbio rimane. La vita si perde lentamente. Leggo, osservo, cerco. E’ continua rincorsa immobile. Il cervello è uscito da se stesso. Si appoggia stancamente fra lunghe code binarie. Gli oggetti perdono corpo. Musica, pagine e immagini scompaiono. Non so dove siano. Il tempo mi divora, mentre osservo la nebbia sospesa sul fiume. Per liberarmi non devo che accettarne le estreme conseguenze. Portare i frammenti di questa rivoluzione sino in fondo. Aspettare che il sole asciughi lacrime secche. Respirare la nudità del silenzio. Un giorno smetterò di cadere nel nulla. Se fossi qui lo chiederesti, vecchio amico. Scrivere? Non scrivere.