E’ davvero una bella immagine. Diecimila torinesi di fede islamica festeggiano al Parco Dora la ricorrenza di Eid el-fitr. Si chiude il Ramadan. E si apre, forse, una stagione nuova. Con la costruzione della Moschea di Via Urbino Aurora si accinge a diventare il quartiere islamico di Torino. Deve essere un quartiere aperto, intriso degli ideali di Giustizia e Libertà che il sindaco Piero Fassino ha fatto bene a ricordare. Se non vogliamo che Aurora diventi un’enclave, però, molto dipenderà da ciò che le costruiremo attorno: Spina 3, Spina 4, Variante 200. E le premesse, spiace dirlo, non sono buone.
Archive for August, 2011
Spenti sonagli. Tamburi bucati. Un direttore d’orchestra mi riconduce ad antichi traumi infantili. Nel sotterraneo d’una chiesa mi sforzavo tenacemente d’imparare a suonare le corde. Non guadagnavo che il distaccato sguardo dei devoti. Ero figlio di operai. Non degno dunque di taluni discorsi. Accarezzavo esile il corpo di una chitarra molle e distorta. Il prestito lacrimevole di un parente ricco. La musica mi respingeva, offesa dalla povertà del mio orecchio. Immerso in tanta francescana esclusione, maturavo desideri di riscatto sociale. Cominciavo a nascondermi infreddolito fra pareti ricolme di libri. Senza comprarli. Ora vanto il mio ateismo. E rimpiango la musica.
E’ buona cosa che la Giunta Fassino abbia riaperto il dibattito sul destino di Porta Nuova. Non sia un’altra Variante 200. Se le energie rinnovabili sono una delle filiere capaci di sostituire l’auto, allora questa è un’occasione per investire. Porta Nuova diventi un ecoquartiere, come Vauban a Friburgo. Niente auto e condizionatori, zero rifiuti, pannelli fotovoltaici e molto altro. Il Comune stabilisca le regole, i privati propongano e i cittadini interessati decidano. La stazione si trasformi in una piattaforma di coworking per chi vuole creare nuovo lavoro. L’innovazione è il ruolo che Torino deve riconquistare. In Italia, in Europa.
La confusione con cui il Partito Democratico affronta lo sciopero generale indetto dalla CGIL per martedì 6 settembre è il sintomo di un malessere profondo. Nel momento in cui il principale partito di opposizione si muove maldestramente per ostacolarlo, le parole di Eugenio Scalfari sono un’eco di verità: “Proporre una contro-manovra è compito dei partiti d’opposizione, scioperare in difesa di diritti lesi è compito del sindacato e delle sue autonome deliberazioni.” La domanda è cruda. La rivolgo all’onorevole Stefano Esposito: se il PD vuole davvero che la manovra cambi, perché teme che cittadini e lavoratori manifestino pubblicamente il proprio dissenso?
E Veltroni parlò. E’ vero: o vince il riformismo o sarà dittatura. Ma il riformismo non è incompatibile con la brevità del paradigma di Internet. Semplicemente, richiede un codice diverso. Per fare in modo che il 10% della popolazione che possiede il 48% della ricchezza contribuisca a ridurre il debito pubblico, serve il coraggio politico dell’intransigenza. In primo luogo, per esempio, nei confronti della Chiesa. Lavoro, Stato, economia, costi della politica, giustizia, Europa, minoranze, scuola, infrastrutture. Sono d’accordo. Ma se non c’è più tempo per i personalismi, allora Walter Veltroni deve fare un passo indietro. Giovani Rosselli, Berlinguer e Trentin: fatevi avanti.
E’ un grido d’aiuto. Lo ha lanciato Axell e merita attenzione. Piazza Don Franco Delpiano non è ancora sulle mappe e fa già parlare di sé. E’ in preda alla furia delle baby-gang. Nulla di nuovo. Sì, se non fosse che ciò avviene in uno dei luoghi in cui Torino dovrebbe rinascere, dopo anni di cantieri. Spina 1, area Ex Materferro. Che fare? Pensavamo che investire in cultura ed educazione bastasse. Non è così, bisogna prenderne atto. Non c’è che una via: filmare e punire i colpevoli. Chiediamo una televisione a circuito chiuso. Lo Stato non può smobilitare. Altrimenti, scomparirà.
Il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, sembra non aver gradito l’endorsement di Sergio Marchionne a Luca Cordero di Montezemolo. Intanto, emerge con chiarezza che la misura a posteriori sulla validità dei contratti aziendali è stata scritta per la FIAT. Il Partito Democratico, nel frattempo, barcolla come un pugile suonato: ha trascorso l’ultimo anno a corteggiare il Lingotto e ancora non realizza che un italiano su tre, dopo aver votato per il presidente del Milan, ora è pronto a votare per il presidente della Ferrari. Del resto, alcune delle sue proposte sorpassano a manca Bersani, Veltroni e D’Alema. Povera Sinistra.