Cibo messicano. Riso appomodorato, violentato di cipolla. Fagioli, misto intruglio di pece. Piccante e assassino. Si arrotolava lungo lo stomaco rievocando immobile un marcio sapore di vino. Il cane leccava il suo padrone. Ridevamo sconosciuti. Occhi gelati asciugavano il buio. Immigrate succinte si abbandonavano a danze proibite. Le macerie vane della città sollevavano polvere spazzata dal sole. La decadenza locale coltivava il seme del futuro. Mi raccolsi attorno ai sacerdoti di un funerale ridicolo. Anime pulite e bellissime, con cui riscoprivo le radici che non avevo percorso. Soffiai via secoli di solitudine. Il sonno mi avrebbe accompagnato, nel nuovo mondo.
Archive for September, 2011
Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, José Manuel Barroso ha toccato il cuore del problema europeo, che è squisitamente politico: l’approccio intergovernativo non è più adeguato alle necessità dei tempi. Serve un governo europeo, capace di agire con tempestività e certezza. E’ ora di tornare a rafforzare il metodo comunitario. Tobin tax, tassazione unica, eurobond: sono soluzioni giuste, e vanno nel segno di una maggiore integrazione politica dell’Europa. Tutto dipende dalla Francia e dalla Germania, come sempre. Se Angela Merkel e Nicolas Sarkozy non troveranno il coraggio necessario per fondere i debiti pubblici europei, sarà una catastrofe. Viva la Grecia.
Il vento secca la pelle. Un caldo improvviso ha guastato il sonno dei mediocri. Io emergo dal letargo grattandomi il naso. La città è asfalto scuro, bagnato da labbra aperte. Mi avventuro spento fra la luce immutata del vecchio quartiere. Un uomo taglia l’erba. Ciminiere rotte, sabbie addossate a tubi ostruiti. Giardini aperti, un buco nel muro. Gli occhi accesi di una donna sola. Alberi disegnati sulle pareti di una scuola. I bambini giocano con le pagine. Non trovo più i libri. Un amico chiama. Lascio il Novecento in una lacrima assopita. Torno vomitando, sulle spalle del nostro tempo ingrato.
La cassa integrazione, concepita così, non serve più. E sono particolarmente contento che a dirlo sia Luciano Gallino. Il professore propone di sostituirla con il reddito di mantenimento. E’ la strada giusta. Perché ci impedisce di tenere in piedi aziende decotte e taglia alla radice il ricatto generazionale degli stage. Ora viene il bello: implementare la sua proposta. Se lo avessimo fatto prima della crisi, oggi non avremmo una finta compagnia aerea di bandiera, insieme ad altri cadaveri industriali che galleggiano nel buio. Torino deve muoversi per prima. Perché l’obiettivo è fare crescere i settori nuovi. E’ questa la Sinistra.
Si stacca un vagone. La bancarotta della Grecia sarà una prova generale del sentiero sconosciuto. Le banche francesi e tedesche verranno ricapitalizzate, gli speculatori si scotteranno le dita e i greci patiranno le pene dell’Inferno. Ora, come spiega Paul Krugman, per i paesi periferici dell’Unione Europea – Italia in testa – si affaccia il nefasto scenario di una deflazione coatta, per restare ancorati alla Germania: giù i salari, giù le pensioni, giù le case, giù i prezzi dei beni prodotti in loco. Insomma, saremo più poveri e le nostre forze migliori se ne andranno all’estero. Intanto, qualcuno continuerà a gozzovigliare nel Palazzo.
Scrivere sui muri che il Procuratore Generale di Torino è un mafioso non significa soltanto essere ignoranti, significa essere folli. Gian Carlo Caselli ha combattuto contro le Brigate Rosse e Prima Linea; e dopo la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino partì volontario per la Procura di Palermo. E’ lo stesso uomo a cui il Governo di Silvio Berlusconi impedì con una legge fatta apposta di diventare Procuratore Nazionale Antimafia. Allora, lo dico a malincuore: se il Movimento No Tav non sconfesserà pubblicamente chi scrive queste frasi, la mia bandiera bianca resterà ripiegata su se stessa. In un cassetto.
->d(A)ve Photography© – 21 Marzo 2009 @ Libera<-
Se pensate davvero di risparmiare tagliando il treno della memoria, c’è una sola spiegazione: non siete mai stati ad Auschwitz. Sì, perché sono le emozioni che si provano lì a fare la differenza. Il nostro Paese non cresce perché i suoi giovani sono costretti nel grembo materno, prigionieri di un ventre imbecille che li vorrebbe grassi e stupidi, purché non si allontanino troppo. Noi, invece abbiamo bisogno di ricondurli al senso della Storia, di spiegare loro che se vivono in pace, in Europa, ciò è possibile solo grazie alla vergogna del sangue versato da sei milioni di ebrei. Andateci subito!