Archive for January, 2012

Viva le parole

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Un tempo i giornalisti verificavano ciò sentivano sulla strada. Oggi verificano ciò che sentono in rete. Io non vedo dove stia il problema, a meno di considerare la rete un feticcio estraneo alla realtà. Le riflessioni di Wu Ming sull’effetto ‘palla di neve’ che si genera su Twitter sono stimolanti e interessanti. Eppure, mi sembra che in rete gli anticorpi per ricostruire la realtà nascosta sotto le immagini siano decisamente più forti di quanto non lo siano di fronte ad una televisione, o in piazza. Per il resto, la psicologia delle folle vale anche sui social network. Viva le parole.


Il vero miracolo italiano

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Quando muore chi ha saputo tenere insieme una nazione, ci si chiede se tutti i pezzi continueranno a restare attaccati. Oscar Luigi Scalfaro non prese parte alla Resistenza, ma è morto da partigiano. E’ caduto combattendo fino all’ultimo, senza trovare rifugio nei ricordi. Mentre l’Italia affondava sotto la scure ipocrita del berlusconismo, dismessi i panni del Presidente della Repubblica, ha corso lungo e in largo l’Italia per parlare agli studenti. E’ stato lui. Il vero miracolo italiano. La vittoria al referendum costituzionale del 2006. La dimostrazione che un uomo che parla vale di più. Di uno che resta in silenzio.

->Oscar Luigi Scalfaro – Costituzione – via @AGiambartolomei


Altrimenti, perderemo tutti

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Il Movimento No Tav ha fatto bene a manifestare la ragioni del suo dissenso pacificamente, sfilando a Torino. E fa bene a denunciare gli abusi della polizia, a partire dai lacrimogeni sparati ad altezza uomo. Eppure, l’incapacità di fermare le scritte sui muri diventa la metafora della sua impotenza. Non aver preso le distanze dai pochissimi violenti, in estate, tiene oggi sotto scacco l’animo civile e limpido di tutti gli altri. Attaccando il procuratore capo Gian Carlo Caselli, i No Tav feriscono se stessi. La verità ha bisogno di tempo. Intanto, la violenza va posta in disarmo. Altrimenti, perderemo tutti.

Roel Wijnants - Gandhi Statue The Hague

->Roel Wijnants – Gandhi Statue The Hague<-


Arrivano i rinoceronti

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La disputa sul diritto di cittadinanza ai figli degli immigrati, insieme alla rivolta dei Forconi, è il banco di prova per il Movimento 5 Stelle. Ormai deve scegliere: o la democrazia e lo stato di diritto della sinistra liberale e libertaria; o un salto nel vuoto che ricorda il sindacalismo rivoluzionario italiano, col rischio di rimbalzare a destra e sconfinare nel protofascismo. Le questioni poste da Wu Ming non possono essere eluse. A Vittorio Bertola il merito di aver tenuto la schiena diritta. Per questo, mi ricorda il Berenger di Ionesco. Arrivano i rinoceronti. Quanti si ricorderanno di essere uomini?

Rhinoceros, Tom O’Horgan (1974)


Sedevo muto sull’asfalto

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Ricordo di aver vagato nei prati, attorno al campo di Birkenau. Nella nuda campagna polacca sorgeva una casa. Liste di legno arrotolate di verde. Un cane abbaiò al mio smarrimento. Avevo perso la strada che mi avrebbe riportato a Cracovia. I vecchi non dissero nulla, mi scrutarono come se provenissi da un luogo invisibile. Io cercavo nei loro occhi un segno scomparso. Fu la figlia a muovere un gesto, indirizzandomi sulla via del ritorno. Mi risvegliai a Kazimierz. Sedevo muto sull’asfalto. La notte si avvicinava fredda, calcinacci molli solcavano l’aria. Allora mi alzai, e corsi a riprendermi la vita.


L’Italia è ferma

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Un camionista inseguito e costretto a fermarsi, un altro malmenato per aver superato un presidio. E poi un autista polacco, che nella notte sfugge alle fiamme del suo camion. Gomme tagliate, insulti e botte. La protesta dei Forconi assomiglia sempre di più allo squadrismo delle Camicie Nere. Il Governo non sta reagendo con fermezza: conferma gli sgravi al settore e, di fatto, mostra di temere la rivolta. Non è un bel precedente, perché è un pessimo segnale per tutte le altre lobby. Alzare la voce paga. Menare le mani, ancora di più. L’Italia è ferma. Muore dissanguata, al chilometro zero.


Pioggia scomposta

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Pioggia scomposta. Vaga lungo le pareti spoglie e ripulite. Ha il volto di un greco impetuoso, imprigionato nel cemento. Si arrampica curiosa fra scalini gelati. Prova disgusto per la noiosa retorica monarchica. Si sporca le mani fra le braccia di un cuoco. E’ freddo, luce allungata sotto un balcone. L’imperscrutabile fissità delle piante. Il colore nascosto delle ombre. Ammutolisce fra rombi di marmo. E mi racconta un intero anno di episodi sfuggiti. Si informa dei comuni amici. Siede esausta lungo passate esperienze. Su di noi aleggia l’oblio di un compagno perduto. Mi accusa di aver mollato. Non sa che scrivo.