Archive for February, 2012

Il monito di Marco Polo

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I blocchi stradali non erano accettabili da parte dei Forconi, non lo sono da parte dei No Tav. Eppure, chi assimilasse i due movimenti dimostrerebbe di non conoscerli affatto. Dopo le cariche a freddo di sabato, a Porta Nuova, e dopo l’inseguimento di Luca Abbà sul traliccio da parte della polizia, le parole del Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri sono un segno positivo: “riflessione, dialogo e equilibrio”. Ora, però, il Governo deve dimostrare nei fatti di sapere ascoltare; perché ha ragione Marco Revelli: senza udito, un Paese si ‘slega’. I politici riscoprano l’attenzione del Gran Khan. Il monito di Marco Polo.

->Italo Calvino – Le città invisibili<-


Non ci sono alibi

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Luca Abbà ha compiuto un gesto estremo, pacifico e non violento. Ha cercato di imporre la leggerezza della giustizia alla pesantezza della realtà. Ora rischia la vita. Inseguendolo su quel traliccio, la polizia si è assunta una grave responsabilità. Ad agosto minacciò allo stesso modo Turi Vaccaro,  ferendo l’albero su cui si era ritirato a meditare. Non ci sono alibi. Il Governo deve spiegare se di fronte ad un movimento di protesta così diffuso ha chiesto di adottare una strategia di contenimento oppure una strategia di aggressione e repressione. Perché la democrazia non è un gioco. E di violenza muore.


I filmati sono espliciti

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Dopo le cariche di sabato sera a Porta Nuova io mi chiedo perché la polizia fosse schierata sui binari e non all’esterno della stazione. Alla fine di una manifestazione pacifica in Val Susa era davvero necessario impiegare le forze dell’ordine nel controllo dei biglietti ferroviari? I filmati sono espliciti. I poliziotti fanno accedere i manifestanti alla banchina, poi li attaccano selvaggiamente prima che possano salire sul treno. E poi, perché la stazione è stata ripulita immediatamente? Sulla primavera si allunga un’ombra preoccupante. Il problema è politico: l’Italia non è il Cile di Pinochet. Il Ministro dell’Interno deve rispondere, in Parlamento.


Altrettanto gli uomini

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L’intervista di Massimo Mucchetti a Sergio Marchionne è una bella lezione di giornalismo. Nel merito, una sola cosa si può chiedere alla FIAT: non giochi a poker con il destino di una città. I mercati hanno bisogno di certezze. Altrettanto gli uomini. Se il problema è la capacità produttiva in Europa, è meglio saperlo subito; purché design, progettazione, motori e trasmissioni restino in Italia. I partiti politici e i sindacati non devono cercare complicità, bensì esigere chiarezza. E se questo significa chiudere Mirafiori, si tratta di stabilire come e quando. Perché Torino ha il diritto di conoscere il suo futuro.

Giampaolo Squarcina - Case Fiat

->Giampaolo Squarcina – Case Fiat<-


Come, cosa costruirà?

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Se un quartiere appena nato cade nelle mani degli spacciatori, bisogna chiedersi come è stato costruito. Spina 4 è cresciuto sul vuoto industriale delle fonderie e degli impianti metallurgici. Scatole di mattoni grandi quanto interi isolati. Moloch di pietra su una ferita aperta. Anziché ristrutturare e ripensare l’esistente, si è preferito spingere gli italiani in orribili case nuove, deprezzando quelle vecchie. Le hanno riempite i disperati d’Africa, abusivi e ricattati. Oggi si incontrano sul confine di via Cigna: clienti bianchi e venditori neri. L’architettura umanizza, la speculazione uccide. Un plauso a polizia e magistratura. Ma Torino, nel frattempo. Cosa, come costruirà?


Sì, sono un liberale

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Sì, sono un liberale. Di sinistra, e socialista. Per questo non accetto che per difendere una causa giusta si sottoponga ad un linciaggio un uomo onesto. Le dichiarazioni di Alberto Perino sul procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli mi lasciano sgomento: perché non condannano quelle scritte sui muri, si limitano a considerarle controproducenti. In questi anni ho marciato con il Movimento No Tav, l’ho difeso in ogni circostanza. Da oggi prendo atto che la violenza – verbale e fisica – non è sconfessata dal suo leader. Io sono sereno. Farò parte per me stesso, ma non sarò mai solo.


Serve un Piano Marshall

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I tedeschi non sono stati ad Omonia. Non hanno visto le prostitute correre fra i topi, la droga urlare in mezzo alla strada. Non conoscono le ustioni dei mutilati lungo Ermou. Ignorano la fame di Patrasso, la vergogna di Salonicco sul confine turco. Altrimenti, avrebbero compreso che sequestrare la democrazia greca significa consegnare l’Europa al caos. Là non vincerà l’estrema sinistra: la Grecia è pronta a sprofondare nella spirale di una guerra civile. A Berlino dovrebbero rileggere Steinbeck e ricordare gli Anni ‘30. Se l’Europa non investirà nel futuro della Grecia, il passato divorerà la Germania. Serve un Piano Marshall.