Posts Tagged ‘Paul Krugman’
December 18th, 2011
Paul Krugman e Federico Rampini ci aiutano a capire due cose. Primo: i deficit dei PIGS sono cresciuti dopo l’introduzione dell’euro, grazie all’afflusso di capitali tedeschi. Secondo: Germania, Francia, Austria e Olanda stanno vendendo in massa i titoli di stato dell’Europa mediterranea. Se è così, l’Unione Fiscale targata Merkel e Sarkozy non ha futuro. Che ne sarà dei surplus commerciali tedeschi? Rivalutare non è possibile. La Cina insegna: comprare dollari non è possibile all’infinito. Dobbiamo concludere che la fine dell’euro è stata già decisa? Si può soltanto sperare che la politica rinasca dal basso: è ora di farla. L’Europa vera.

->Gerard Stolk vers Noël – Europa in het nauw<-
November 24th, 2011
Fa davvero sorridere leggere sul Fatto Quotidiano dell’attacco dei ‘Liberal’ del Partito Democratico al Responsabile Economico del partito, Stefano Fassina. La sua colpa? Ha denunciato la pochezza delle proposte per la crescita avanzate dalla Commissione Europea. I ‘Liberal’ nostrani, infatti, sono per il rigore. Ovvero, sostengono l’ortodossia monetarista di Angela Merkel e dei falchi di Francorte, che di fatto sta distruggendo l’euro imponendo ai paesi dell’Europa Mediterranea una insostenibile deflazione. Stefano Fassina dice ciò che Paul Krugman scrive tutti i giorni sul New York Times. Chi lo attacca, più che il Partito Democratico americano, ricorda il Partito Comunista dell’Unione Sovietica.
November 21st, 2011
Le informazioni non sono più intermediate, il denaro sì. Guardo Debtocracy. Ora, io penso che Greci e Italiani abbiano delle responsabilità: perché lavorano poco, violano ogni regola e scelgono pessimi politici. E’ un fatto. Poi, non so se il modello Ecuador – rifiutarsi di pagare il debito odioso – si possa applicare ai Piigs. Però devo riconoscere che è consonante con il confronto fra bancarotta islandese e ancoraggio all’euro della Lettonia formulato da Paul Krugman. La deflazione non potrà essere imposta. Quindi? Eurobond, inflazione dell’euro, ristrutturazione dei debiti o bancarotta dei Piigs. E speriamo non si arrivi alla guerra. Europa significa pace.
November 2nd, 2011
Stiamo per vivere un nuovo 8 settembre. Dopo aver condotto il Paese alla bancarotta, il Governo lo lascerà in balia della speculazione e del panico. Le parole con cui Paul Krugman descrive la china su cui siamo non sono apocalittiche: riflettono il corso probabile delle cose. La BCE può ancora fermare il disastro, annunciando che è disposta a comprare ciò che nessuno vuole e che è pronta a sostenere un alto tasso di inflazione per alcuni anni. Probabilmente l’ortodossia tedesca e la mediocrità francese la fermeranno. Assisteremo a reazioni scomposte, irrazionali. Dobbiamo restare lucidi, aiutare gli altri. L’Europa muore? Rinascerà.
October 23rd, 2011
Paul Krugman lo spiega impietosamente: c’è un buco nel secchio dell’Europa. Quel buco è l’Italia. Nel senso che l’unico modo per prevenire una crisi di liquidità nel nostro Paese è compromettere la solvibilità della Francia. Ovvero, alla piccola Grecia può essere imposta una deflazione, alla grande Italia no. La soluzione ci sarebbe: stampare denaro e fare in modo che sia l’inflazione a bruciare il debito. Germania e Francia, tuttavia, non avranno mai il coraggio di farlo. Allora, delle due l’una: uscire dall’euro e svalutare la nuova moneta; restare nell’euro – se ce lo consentiranno – e portare a fondo l’Europa. Grazie, Berlusconi.

->Heart Industry – Europa según Vodafone<-
September 26th, 2011
Si stacca un vagone. La bancarotta della Grecia sarà una prova generale del sentiero sconosciuto. Le banche francesi e tedesche verranno ricapitalizzate, gli speculatori si scotteranno le dita e i greci patiranno le pene dell’Inferno. Ora, come spiega Paul Krugman, per i paesi periferici dell’Unione Europea – Italia in testa – si affaccia il nefasto scenario di una deflazione coatta, per restare ancorati alla Germania: giù i salari, giù le pensioni, giù le case, giù i prezzi dei beni prodotti in loco. Insomma, saremo più poveri e le nostre forze migliori se ne andranno all’estero. Intanto, qualcuno continuerà a gozzovigliare nel Palazzo.