Posts Tagged ‘Torino’

La paura è assordante

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Cielo terso. Una palla d’argento rimbalza nel fumo. Il vento mi ha succhiato la nuca. Prima che il concerto inizi. Aspetto una febbre che non verrà. La paura è assordante. Brandelli gastrici risalgono l’esofago. I fari scompaiono dietro ruggine azzurra. Io sono una voce recisa. Il buio spezza una corda di chitarra. Occhi di gomma accerchiano lo spazio. Il volto di Raffaella si nasconde ancora nella folla. Una porta si è aperta. E’ un siero sporco di sabbia. E’ chiuso in un cappotto rosso. Esplode in una nota di violoncello. Una sirena riluce immobile. E io fuggo dal mio passato.


Il vento spazzava la piazza

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Aveva nascosto una lacrima. Era il sigillo del suo impegno. Lo specchio di una giovinezza onesta. L’intelligenza del dubbio. L’assennato disincanto di chi sapeva di non poter scegliere. Ferma tra una promessa e un impegno misero, aveva dovuto scegliere l’unica cosa certa. Di fronte a lei la mia impotenza, il mio vano senso di ingiustizia. Il narcisistico abbaglio di voler esaltare difficoltà mie. L’incapacità di scavare in pensieri tanto puliti. Il vento spazzava la piazza. Ero sicuro che non si sarebbe arresa. Il peso che avrebbe sopportato l’avrebbe fatta più saggia. La salvezza che cerchiamo verrà dalle donne senza rimpianti.


Parole vane

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L’alba aveva il sapore di una carezza violenta. Era cemento scavato da braccia spesse. Coltre di vento che spazzava il cielo. Il velo di una bimba araba si affrettava sul selciato. Il sacro palazzo sbuffava di sale in un cielo terso. Io mi chiudevo sospettoso sotto gocce di vernice. Perdervo gola e sangue fra riarsi dubbi. Poi lasciavo che fosse la stanchezza a consolare le mie membra sfrante. Parole vane. Ascoltate a lungo. Una porta chiusa nella profondità dell’animo altrui. Non rimaneva che uno sguardo innocente. Inseguiva incrollabile la mia voce. Nutriva la speranza. Poi naufragavo a notte, fra onde fuggiasche.


L’ira degli dei

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E’ l’alba. Non so ancora se Torino ha retto all’ondata di piena. L’ira degli dei. Po, Stura, Dora e Sangone sono statue arrabbiate. Mentre mi accingo a tornare in strada, la memoria affonda nel 1994 e nel 2000. Negli ultimi venti anni abbiamo continuato a consumare territorio. Viviamo ogni anno la nostra stagione dei monsoni. Se non altro, abbiamo imparato ad organizzarci. Ovvero, non sono così stupido da pensare che ieri Twitter abbia salvato la città, ma mi illudo che in queste ore l’hashtag #allertameteoPM abbia contribuito a trattenere alcuni fra le pareti di casa e lontano dai ponti. Coraggio, si riparte.


E’ come una guerra

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Il partito del cemento piange lacrime di coccodrillo. Non ha mai smesso di riempire le casse dei Comuni a suon di oneri di urbanizzazione. Continuerà a ungere come ha sempre fatto. Si è giovato di condoni edilizi, ha potuto violare sistematicamente le leggi che proteggono il suolo. Nelle private stanze già smette i finti panni del lutto per fregarsi le mani. Ciò che fiumi e montagne portano via dovrà essere rimesso a posto. E’ come una guerra. Ad arricchirsi sono gli infami. Ma noi, ci faremo fregare un’altra volta? Passeremo dalla commozione all’apatia della distrazione? Intanto, l’acqua continua a salire.

Calogero D'Angelo Favata - Turin

->Calogero D’Angelo Favata – Turin<-


E’ il mercato, comunque

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Se è vero che il quinto produttore di auto cinese ha messo gli occhi su Torino, come abbiamo letto nei giorni scorsi su Repubblica, dobbiamo chiederci due cose. La prima è se Giorgio Airaudo non avesse ragione quando in risposta alla FIAT invocava l’arrivo di produttori stranieri. La seconda è cosa significherebbe produrre per i cinesi. Competere su costi e prezzi? Abbassare la qualità del prodotto? Rinunciare ai diritti dei lavoratori? Le nostre aziende sono anche la possibile contropartita per chi decidesse di comprare il nostro debito. E’ il mercato, comunque. E non è male se qualcuno viene in Piemonte.


Spero di no

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Ho guardato con disincanto alla kermesse della Leopolda, a Firenze. E mi importa poco che Sergio Chiamparino vi si sia recato a dare manforte a Matteo Renzi. La mia impressione, restando lontano dal PD, che non ho mai votato, è che sia in corso l’ennesima guerra per bande. Per governare un Paese non basta porre la questione generazionale o giocare con i social network. Serve un progetto politico. Su cosa si basa l’orizzonte dei rottamatori? Sulla politica degli oneri di urbanizzazione? Spero di no. Leggerò con attenzione le proposte. Le giudicherò senza contare gli anni di chi le ha scritte.


Odia un uomo

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Eleonora mi aggredisce pensosa. Odia un uomo. Lo accusa con parole volgari. Tradisce il desiderio di amare. Veste un’aggressività meschina. Non la sapevo tanto violenta. Si nasconde fra le debolezze di un amico. Racconta opache menzogne. Rivela un astio minaccioso. Cercherà vendette notturne. Si racconta con vergogna. Costruisce un dialogo impossibile. La incoraggio senza convizione. La superficialità percepita vorrebbe farmi ammutolire. Il sonno incombe, paralizza la contemplazione di un futuro morto. Il caotico fumo della noia la accarezza. Una pungente umidità ne scolora il trucco. Nasconde fra occhi sabbiosi uno zolfo luciferino. Implora una tradita missione di piacere, poi piange.


Che gusto c’è?

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Mi sembra che La Stampa descriva con molta leggerezza la natura del progetto relativo alla costruzione di un secondo inceneritore di rifiuti a Settimo Torinese. Soprattutto se lo confronto con quanto spiegava Vittorio Bertola in un suo post di qualche settimana fa. Ad ogni modo, mi fa piacere sapere che la Provincia di Torino aiuterà il Comune ad investire nella raccolta differenziata, per scongiurare la possibilità che l’inceneritore del Gerbido non sia l’unico. Perché è evidente che costruire un inceneritore, o due, è comunque un grande disincentivo a sviluppare la raccolta differenziata. Se la monnezza la bruciamo… Che gusto c’è?


Ma le risposte servono

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Prima di tornare a scriverne, ho voluto guardare “Fratelli di Tav“, un documentario realizzato nel 2008 da Manolo Luppichini e Claudio Metallo, ripubblicato da Luce sul suo blog. Credo che sia un bell’esercizio per tutti coloro non si sono mai avvicinati al Movimento No Tav. Ebbene, la manifestazione pacifica di domenica è un buon segno anche per questo. Riapre lo spazio delle parole. La protesta nasce dalla percezione che alcune leggi siano state violate, dal dubbio concreto che a costruire non sia soltanto lo Stato, ma anche la Mafia. Allora, il Piemonte non deve restare isolato. Ma le risposte servono. Le aspettiamo.


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